I PROTAGONISTI
ROSA DONATO (1808 – Messina, 8 novembre 1867)
Figlia di un “cuciniere”, nella sua adolescenza aveva assistito, a Messina, alla repressione borbonica, culminata con le fucilazioni di chi aveva preso parte in città alla rivoluzione del 1820-21. Sposata con lo stalliere Gaetano Donato e rimasta presto vedova, viveva svolgendo umili lavori e condividendo le aspirazioni della città per un cambiamento politico.
Nel 1848-49 fu protagonista di diversi scontri armati contro le truppe borboniche. In particolare, il 29 gennaio 1848, si impossessò di un piccolo cannone dell’esercito borbonico che trasportò, insieme ad Antonio Lanzetta, in piazza Duomo per usarlo contro i soldati di re Ferdinando II, che furono costretti a retrocedere, rifugiandosi nel campo trincerato di Terranova.
Rosa, si guadagnò, così, il nome di “artigliera del popolo”. Nei mesi successivi “tirò a mitraglia nelle strade contro il comune nemico, vegliò nelle lunghe e fredde notti d’inverno sul suo pezzo” e, promossa “caporale” sul campo, fu posta al comando di “una batteria di sei mortai” facendo “prodigi di valore”.
All’inizio di settembre, quando Messina venne attaccata via terra e bombardata dal mare dalle navi di Ferdinando II, soprannominato, in quell’occasione, “Re Bomba”, Rosa Donato partecipò all’estrema difesa della città, ma alla fine fu costretta a fuggire, dirigendosi, con Lanzetta e altri rivoluzionari messinesi, a Palermo, dove la rivoluzione era ancora in atto. Qui fu posta al comando di due pezzi di artiglieria e per il suo comportamento fu elogiata, con un pubblico encomio, dal governo rivoluzionario, sul “Giornale Officiale” del 20 novembre 1848.
Dopo la riconquista borbonica di Palermo, avvenuta nel maggio 1849, Rosa tornò a Messina dove venne arrestata, torturata e imprigionata per 15 mesi nei sotterranei della Cittadella.
Uscita dalla prigione, visse per un certo periodo chiedendo l’elemosina davanti all’Università. Dopo il 1860, le fu concesso “un modesto vitto decretatole dalla patria” in segno di riconoscenza per il suo ruolo attiva nella rivoluzione del 1848.
Morì in povertà l’8 novembre 1867.